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Pietro da Verona e Michele Rua

STORIA ALTERNATIVA 2
LA STORIA ALTERNATIVA*:
PIETRO DA VERONA  (1200-1252)
IL MARTIRE DEGLI ERETICI
E  MICHELE  RUA (1837-1910)
IL FIGLIO DI DON BOSCO





- Pietro fu di Verona. Dopo i primi studi in una scuola cattolica, fu mandato all'Università di Bologna, ambiente abbastanza scostumato. Infastidito, Pietro
decise di abbandonare tutto e si chiuse nella pace del chiostro domenicano, sotto la guida del suo santo Fondatore.
 
            - Consacrato sacerdote, fu un instancabile ministro della parola di Dio nell'Italia Settentrionale e Centrale dove 
affrontò l'eresia solo con la parola e la predicazione; migliaia erano le conversioni ch'egli operava e innumerevoli le anime che indirizzò alla santità.

            - Gli eretici perciò, pensarono di togliergli la vita. Conosciuta la via che avrebbe percorso per portarsi a Como, si posero in agguato, e al suo passaggio, a colpi di sciabola l'uccisero. Prima di spirare Pietro con il dito della sua destra, intinta nel proprio sangue, scriveva nella sabbia: « Credo ».
 
            - Il 7 aprile 1595, fuori della città, Henry Walpole fu impiccato, sventrato e squartato insieme al sacerdote Alexander Rawlins. Salito al patibolo, tra le sue ultime parole vi fu l’esplicita negazione dell’autorità della regina in ambito religioso.
            - Il 7 aprile 1606 Durante gli scontri tra il nascente anglicanesimo ed il cattolicesimo, furono uccisi in odio alla loro fede, per non aver voluto riconoscere la supremazia regia in ambito religioso, il sacerdote secolare Edoardo Oldcorne ed il religioso gesuita Randolfo Ashley.
Giovanni 17,11
Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.
Giovanni 17,21
perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
 
"Eresia" deriva dal greco αἵρεσις, haìresis  si applica alle scuole filosofiche ateniesi.
Negli Atti viene predicato dei Sadducei e dei Farisei ancora in un prospettiva greca. Nelle Lettere Apostoliche assume il valore negativo di divisione e separazione.
 
 
1 Corinzi 11, 7-19
E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio. Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo.  È necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi.
 
Galati 5, 19-22
Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.
 
2 Pietro 2, 1
Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie/divisioni perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina.
 
 
La parola diavolo deriva dal greco διαβάλλω (diabàllo) che significa separare, dividere, disunire, porre barriera. 
 
 
 
 
            - Michele Rua di Torino nel giro di pochi anni perse il padre e la madre rimase sola con due figli. Tra i banchi di scuola ci fu l’incontro con don Bosco che intuì, negli occhi del giovane, qualcosa di speciale. Porgendogli la mano, come era solito fare con tanti ragazzi, gli disse “Noi due faremo tutto a metà”. Quelle parole rimasero impresse nel cuore di Michele che da quel giorno lo prese come confessore.
            - Nacque presto nel suo cuore la vocazione sacerdotale e il 3 ottobre ricevette dal santo l'abito clericale ai Becchi di Castelnuovo. Nel 1854, nella stanza di don Bosco, Michele fece la sua “professione” semplice: era il primo salesiano.
            - A Valdocco sorgevano laboratori di calzoleria, di sartoria, di legatoria. Molti ragazzi vedevano cambiare la propria esistenza: alcuni poterono studiare, altri vi si radunavano la sera dopo il lavoro, altri ancora solo la domenica. I più emarginati erano i ragazzi che, dalle valli, scendevano in città in cerca di lavoro come spazzacamini. Rua, facendo catechismo e insegnando le elementari nozioni scolastiche, conobbe infinite storie di miseria.
            - L’oratorio fu frequentato anche da s. Leonardo Murialdo e dal B. Francesco Faà di Bruno.
            - Nel gennaio del 1888, nella notte tra il 30 e il 31, alla presenza di molti sacerdoti, accompagnò la mano del santo, nel dare l’ultima benedizione. Rimase poi inginocchiato, davanti alla salma, per oltre due ore.
            - Il beato Michele fu un missionario instancabile, fedele interprete del sistema educativo preventivo. Percorrendo centinaia di chilometri visitò le case della congregazione sparse per il mondo, coordinandole come una sola grande famiglia. Diceva che i suoi viaggi gli avevano fatto vedere la “povertà ovunque”.
            Alla morte del santo i salesiani erano settecento, in sessantaquattro case, presenti in sei nazioni, con don Rua divennero quattromila religiosi, in trecentoquarantuno case di trenta nazioni.
            - Nel 1896 il governo anticlericale dell’Ecuador allontanò dal paese i salesiani, lo stesso accadde in Francia nel 1902.
            - Sotto il peso degli anni, fu costretto a letto. Morì mormorando una giaculatoria insegnatagli da don Bosco quando era un ragazzino: “Cara Madre, Vegine Maria, fate ch’io salvi l’anima mia”.
 
Matteo 25,23
Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.


*La Parola di Dio non si risolve in astrattismi fideistici inconcludenti; né nella vaghezza dell'approssimazione; e neppure nelle lotte ecclesiali che ripetono le divisioni del Secolo; e neanche nell'arte, per quanto alto possa esserne il livello, perché la Parola ha una valenza morale, non estetica. La Parola non è soggetta alla moda, né al senso comune, neppure ai piaceri psicologici o intelletivi, o della carne; non ha bisogno di un palcoscenico, né della politica, né dei sindacati, dei dei ricchi e neppure dei poveri... La Parola semplicemente "E'" e non può non essere: tocca all'uomo conoscerla, innanzi tutto, poi decidere se seguirla o ignorarla. Sì perché la Bibbia ci insegna a vivere, non solo per una promessa escatologica di un paradiso lontano, ma già in questa dimensione che è il nostro quotidiano, se vivere in un inferno o cominciare a provare la gioia e la serenità di cui essa solo è garante.
 
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