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Agabo profeta

STORIA ALTERNATIVA 2
LA STORIA ALTERNATIVA*:
AGABO PROFETA  (I SECOLO D.C.)
LE MISSIONI NELLA PROSPETTIVA DELLA COMUNITA' CRISTIANA




Agabo è un personaggio citato da San Luca negli Atti degli Apostoli.
            - Nel libro suddetto compare la prima volta nel capitolo 11, collocato in una più ampia categoria di “profeti”, come erano note alcune figure carismatiche, tra i più fervidi testimoni di Cristo, dotati di particolari carismi che permetteva loro di scrutare i cuori, nonchè di prevedere eventi futuri. Lo steso apostolo Paolo d'altronde, elencando i “carismi”, cioè gli speciali doni dello Spirito Santo, collocò la profezia addirittura al secondo posto dopo la missione apostolica.

 1 Corinzi 12,28
Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come 
apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue.
Atti 11, 27-30
In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiochia da Gerusalemme. E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l'impero di Claudio. Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea; questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Barnaba e Saulo.
            - In effetti attorno al 49-50 l'impero romano soffrì un simile periodo, prima in Grecia e poi a Roma e nel resto del bacino mediterraneo.
Atti 21, 10-11
Agabo, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: Questo dice lo Spirito Santo: l'uomo a cui appartiene questa cintura sarà legato così dai Giudei a Gerusalemme e verrà consegnato quindi nelle mani dei pagani.
            - L'annunzio compiuto da Agabo aveva in realtà una finalità intrinseca di solidarietà: la più ricca comunità cristiana di Antiochia di Siria infatti si autotassò per sostenere i fratelli più poveri della Giudea (11,29).


*La Parola di Dio non si risolve in astrattismi fideistici inconcludenti; né nella vaghezza dell'approssimazione; e neppure nelle lotte ecclesiali che ripetono le divisioni del Secolo; e neanche nell'arte, per quanto alto possa esserne il livello, perché la Parola ha una valenza morale, non estetica. La Parola non è soggetta alla moda, né al senso comune, neppure ai piaceri psicologici o intelletivi, o della carne; non ha bisogno di un palcoscenico, né della politica, né dei sindacati, dei dei ricchi e neppure dei poveri... La Parola semplicemente "E'" e non può non essere: tocca all'uomo conoscerla, innanzi tutto, poi decidere se seguirla o ignorarla. Sì perché la Bibbia ci insegna a vivere, non solo per una promessa escatologica di un paradiso lontano, ma già in questa dimensione che è il nostro quotidiano, se vivere in un inferno o cominciare a provare la gioia e la serenità di cui essa solo è garante.
 
 
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